Il tempio dedicato ad Afea, una antica divinità del mondo greco, è uno dei templi in stile dorico meglio conservati e sovrasta l’isola di Èghina, nel golfo Saronico. Quella che vediamo oggi è una costruzione avvenuta all’inizio del V secolo aC sullo stesso luogo di un tempio precedente, del 570 circa, andato distrutto nel 510 molto probabilmente per un terremoto.

Tabella 1

Se cataloghiamo tutti i templi della Grecia classica ed arcaica che hanno conservato in tutto o in buona parte la loro struttura, abbiamo l’elenco della Tabella 1, dove nella prima colonna compare la località, nella seconda la divinità a cui il tempio era dedicato, nella terza l’anno o gli anni di costruzione. Essi sono ordinati secondo l’anno in cui la costruzione è stata ultimata. Nel caso di Didyma la edificazione non è stata mai portata a termine.

Lo scopo di questa lista è di avere una classe di elementi il più possibile omogenea e compatta che mostrino di per sé di non avere subito distruzioni naturali e più precisamente dovute a eventi sismici.

Si nota che quasi tutti i templi sono compresi nell’arco temporale che va dal 500 al 400 aC. Successivamente a quest’ultimo anno la costruzione dei templi si rarefà. Il caso di Didyma è di un tempio che è rimasto a metà, quanto basta però per poter rientrare nella logica del discorso che qui viene fatto. Per il tempio di Zeus Olimpio di Atene il caso è più complesso: esso venne iniziato nel 515, abbandonato nel 510, ripreso nel 174 e abbandonato di nuovo nel 163. Infine venne completato tra il 129 e il 131 dC. Componenti della sua struttura furono in più tempi sottratti, ma sembra che esso sia stato sempre risparmiato dalle violenze della natura. Il primo abbandono, nel 510, è molto sospetto perché è avvenuto nello stesso anno in cui venne distrutto il tempio di Afea ad Egina, e quindi è lecito supporre che la causa dell’abbandono non sia stato semplicemente per motivi politici, cioè per il trapasso dalla tirannide alla democrazia, come si trova detto comunemente. La coincidenza con l’anno in cui a Roma ci fu il passaggio dalla monarchia alla repubblica fa pensare che qualche evento naturale di ampiezza globale abbia influito sul cambiamento di ambedue le società, quella ateniese e quella romana.

È singolare il fatto che la costruzione dei templi della tabella non vada più in là del 500 aC, e ciò fa nascere l’idea che qualcosa di catastrofico possa essere avvenuto alla fine del VI secolo. La data della distruzione del tempio di Eghina, il 510, merita quindi attenzione. Ma quanto detto non vuol significare che tutti i templi costruiti prima del 510 siano crollati per terremoti. Ad esempio sappiamo che il tempio di Posidone a Capo Sunio è una ricostruzione di un tempio precedente, del VI secolo, che si pensa sia stato distrutto durante la seconda guerra persiana.

Negli anni passati mi sono dedicato a una ricerca sui fenomeni geologici ciclici e ho trovato che cicli con durate molto lunghe, di 3 Ga e di 180, 11, 0,67 Ma, hanno interessato la formazione delle catene montuose, la formazione dei minerali metallici, le glaciazioni, le variazioni del livello marino, etc. Inoltre le durate di detti cicli sono quasi periodiche e sono in stretta relazione l’una con le altre.

Tabella 2

Se esaminiamo cicli minori, con durate da 41 Ka e meno, queste compaiono nella prima colonna della Tabella 2. Sappiamo che il primo di tali cicli regola la variazione dell’inclinazione dell’asse terrestre. Secondo Denton e Porter (1970) l’espansione e il ritiro dei ghiacciai di montagna avvenuti negli ultimi 5000 anni hanno seguito cicli di circa 2500 anni. Con lo stesso ciclo si manifestano variazioni del livello del mare e un particolare tipo, discontinuo, di consolidazione dei sedimenti degli ultimi 12 mila anni (Mortari, 2010). Il ciclo di 2500 anni sembra essere molto regolare, e diversi tentativi sono stati fatti per precisarne il periodo. La consolidazione discontinua dei sedimenti recenti a grana fina comporta l’insorgere di una subsidenza improvvisa, e il fenomeno è tanto più accentuato quanto più lo spessore dei sedimenti è grande. Diverse città costruite in aree di questo genere hanno subìto abbassamenti tali da dover essere abbandonate. Cito ad esempio Tartesso presso la foce del Fiume Guadalquivir, che è scomparsa verso il 500 aC., ma il caso più interessante è quello della città di Sibari, colonia greca cresciuta alla foce del Fiume Crati, in Calabria, la cui data di abbandono è stata stabilita con precisione nel 510 aC.

All’inizio di ogni ciclo di circa 2500 anni il fenomeno di una rapida subsidenza avviene in realtà due volte, distanziate tra loro di circa 240 anni. Questa doppia subsidenza è documentata a Sibari e a Roma (Mortari, 2005, 2010). Quindi una subsidenza è iniziata nel 510 e un’altra all’incirca nel 270 aC. Poiché questa subsidenza improvvisa avviene per compattazione rapida dei terreni recenti, si deve ritenere che fin dall’inizio in essi si sviluppino anomale sovrapressioni dell’acqua contenuta nei pori, le quali fanno diminuire le forze di attrito e favoriscono l’insorgere di instabilità di masse di grandi volumi e quindi lo sviluppo di frane sottomarine; una di esse è avvenuta 5000 anni fa circa nel Golfo di Oristano, in Sardegna, ed è stata documentata con datazioni assolute e prove di carattere geotecnico (Mortari, 1994, 2010). A un fenomeno di questo tipo è da attribuire la grande frana che ha colpito la città di Thonis-Herakleion costruita presso la costa del delta del Nilo poco a NE di Alessandria: è stata trovata in mare, dislocata di decine di kilometri.

Questi processi di consolidazione discontinua dei sedimenti sono attribuiti a variazioni di un campo elettrico presente nella Terra solida, e la causa di tutte queste variazioni cicliche viene identificata in una variazione del coefficiente di gravitazione universale (Mortari, 2010).

Nella tabella 2, partendo dal ciclo di circa 41 mila anni, sono elencate le durate dei cicli minori e i rapporti tra di esse. Nella massima parte dei casi si tratta di quasi-periodi. Molto probabilmente solo nel caso del ciclo di circa 2500 anni si ha a che fare con un periodo costante. È ben documentata la minore regolarità con cui cambia il quasi-periodo di 41 mila anni, che a volte contiene 16 cicli minori, di 2500 anni circa, altre volte ne contiene 17. Per la precisione esso ne contiene per due volte 16 e una volta 17, per un totale di 49, venendosi così a delineare un superciclo regolare di 123 mila anni.

Il ciclo di circa sei mesi è stato documentato dalle osservazioni compiute nelle missioni TOPEX/Poseidon e Jason sui cambiamenti del livello marino (Nerem et al., 2010). Recentemente di esso ho precisato il quasi-periodo consultando le registrazioni fatte nelle stazioni mareografiche del Mare Baltico. Negli anni 80 del secolo scorso qui si sono trovati due picchi nei mesi di novembre e maggio (oltre che in agosto per effetti stagionali), mentre negli anni 50 e 60 avevano prevalso i valori di ottobre e aprile, e nei primi due decenni dello stesso secolo ci sono stati dei massimi in agosto e febbraio. Complessivamente c’è stato un ritardo di un mese ogni 25 anni circa, equivalente a 1,2 giorni per anno. Perciò il ciclo di sei mesi ha in realtà una durata media di 0,5016 anni. Questo quasi-periodo risulta essere quello determinato con maggiore precisione, con quattro cifre significative.

Partendo dunque da questo dato, sono stati ricalcolati i valori delle durate presentati nella prima colonna della Tabella 2, dopo che si sono aggiustati i valori dei rapporti partendo dalla idea che ogni ciclo deve contenere un numero intero di cicli minori. I nuovi valori sono nella quarta colonna e possiamo vedere in particolare che il ciclo di 2510 anni è diventato di 2528 anni.

Contando sulla costanza di quest’ultimo ciclo e sulla data di abbandono di Sibari (510 aC), ne risulta la possibilità di prevedere il momento in cui c’è da aspettarsi che si manifestino altri eventi dello stesso tipo. Poiché la consolidazione avviene con velocità che decrescono in modo logaritmico, tale velocità è molto elevata all’inizio, e pertanto è molto probabile che il fenomeno di cui stiamo parlando nel caso specifico di Sibari sia iniziato nei primi mesi dell’anno 510 aC. Quindi si può pensare che il momento che cerchiamo sarà nella prima metà del 2019. Tale inizio sarà immediatamente segnalato da una contemporanea variazione consistente del livello marino, che, secondo Mortari (2010), si dovrebbe abbassare di circa 25 cm nell’arco di sei mesi.

Un tale abbassamento del mare comporta necessariamente che la Terra si espanda; vi sarà un aumento di superficie che riguarderà non le aree cratoniche, ovvero i continenti, bensì le aree oceaniche, e la teoria della tettonica a zolle ci può aiutare a capire dove è più probabile che avvengano i maggiori cambiamenti. Fatto sta che nelle aree caratterizzate da instabilità l’attività sismica dovrà necessariamente aumentare (Mortari, 2010).

Bendick e Bilham (2017) hanno rilevato una ciclicità nella frequenza dei terremoti più intensi (con magnitudine M ≥ 7) degli ultimi 120 anni, che essi mettono in relazione con la variazione di velocità di rotazione della Terra, e prevedono che il prossimo picco di frequenza sarà nel 2019. Il ciclo da loro osservato ha una durata che è in realtà all’incirca la metà della durata del ciclo di 10,5 anni della tabella 2. Ciò significa che dobbiamo aspettarci eventi sismici di molto maggiore entità di quanto prevedono questi due Autori poiché alla conclusione di un ciclo di 2500 anni gli effetti saranno maggiori di quelli relativi a cicli minori.

In conclusione appare molto probabile che con l’inizio del nuovo ciclo di 2500 anni l’attività sismica si manifesti, nelle aree sensibili, con più frequenza e intensità. La stessa cosa dovrebbe essere accaduta all’incirca 2500 anni fa, e questa è la principale ragione che spiega l’assenza nella Tabella 1 di templi con età maggiore del 500 aC che abbiano conservato la loro struttura fino ai giorni nostri. Tutto ciò fa ritenere che con molta probabilità il sito di Eghina, che era stato colpito nel 510 aC, sarà colpito di nuovo a breve termine.

Propongo pertanto di procedere prontamente allo smontaggio temporaneo del monumento e alla sostituzione dei suoi elementi con altri costituiti da materiali idonei (più pesanti in basso e più leggeri in alto), legati tra loro. La durata del provvedimento potrebbe essere dell’ordine di 10 anni e sarà meglio valutata sulla base di quanto suggerirà la osservazione degli eventi sismici futuri. Ovviamente questo discorso vale non solo per il tempio di Afea a Egina ma anche per altri monumenti.

Bibliografia

R. Bendick e R. Bilham, 2017. Do weak global stresses synchronize earthquakes? Geophys. Res. Lett., v. 44, n. 16, p. 8320-8327.

Denton G.H. e Porter S.C., 1970. Neoglaciazione. Le Scienze, v. 25, p. 184-192.

Mortari R., 1994. Submarine slides due to discontinuous consolidation. Proc. 7th Int. IAEG Congr., Lisboa, sept. 1994, p. 1703-1711.

Mortari R., 1997. The discontinuous subsidence of postglacial sediment: A really imminent danger. Proc. Int. IAEG Symp., Athens, p. 869-874.

Mortari R., 2005. Subsidence in the ancient city of Rome. Atti III Cong. Naz. AIAR, Bressanone, p. 445-453.

Mortari R., 2010. I ritmi segreti dell’universo. Aracne Ed., Roma, 336 pp.

Nerem R.S., Chambers D.P., Choe C. e Mitchum G.T., 2010. Estimating Mean Sea Level Change from the TOPEX and Jason Altimeter Missions. Mar. Geodesy, v. 33, p. 435-446.